Coltivazione delle alofite
Caratteristiche, proprietà e benefici per l’ambiente

Negli ultimi periodi si sente molto parlare della coltivazione delle piante alofite, delle loro straordinarie capacità e dei benefici che possono portare all’ambiente.
Prima di vedere nello specifico perché, vediamo quali sono le piante alofite.

Le alofite sono piante in grado di prosperare negli ambienti salini. Fanno parte di questa categoria di piante circa seicento generi e famiglie, che si distinguono per due strategie diverse di resistenza alla salinità.
Un gruppo ristretto di specie assorbe i sali attraverso le radici ed ha la straordinaria capacità di confinarli in speciali strutture all'interno delle proprie cellule, senza cederli nuovamente al terreno in cui si trovano.
Le restanti varietà di alofite, invece, possiedono meccanismi cellulari nelle radici capaci di filtrare l'acqua impedendone l'assorbimento dei sali nei tessuti della pianta.

Entrambi i tipi di alofite presentano peculiarità interessanti che possono essere sfruttate utilmente.
In particolar modo, il primo tipo di alofite viene studiato per porre rimedio ad un problema che affligge molte coltivazioni a livello globale, ovvero la salinizzazione dei suoli e delle acque ad uso agricolo: questo fenomeno riduce la produttività della maggior parte delle colture convenzionali, con un costo che la FAO stima in 11 miliardi di dollari all'anno.
Le alofite potrebbero essere utili nel processo di biorimediazione di suoli salinizzati, con lo scopo di renderli, dopo molti anni di coltivazione e asportazione della biomassa salina, nuovamente produttivi.

Le specie del secondo gruppo, invece, non hanno la stessa capacità di migliorare il suolo, poiché, tramite il meccanismo di filtrazione presente nelle radici, lasciano il contenuto di sali nel terreno invariato. Lo scopo della loro coltivazione può essere, dunque, la produzione di alimenti, come nel caso della quinoa, oppure la produzione di biomassa a scopo energetico, o perfino entrambe le cose.
Anche fra le alofite destinate alla produzione di biomassa è necessaria una distinzione, fra quelle oleaginose e quelle da fibra.
Le prime possono essere utilizzate per l’estrazione dell’olio dai semi, poiché, visto che il sale non si accumula nella pianta né tantomeno nei semi, l'olio delle alofite ha la stessa qualità di un qualsiasi altro olio vegetale.
Nel secondo caso, invece, gli studi si concentrano sulla composizione della fibra delle piante alofite, in quanto sono preferibili le specie con maggiore produttività di cellulosa poiché più adatte per la distillazione di etanolo di seconda generazione.

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